domenica 31 dicembre 2006

venerdì 29 dicembre 2006

Folklore

carretto siciliano

a lapa

u vispinu

Il carretto siciliano occupa un posto di rispetto nella tradizione folkloristica dell'isola con la sua esplosione di colori, ai giorni nostri vengono anche dipinte secondo la tradizione le moto ape e le vespe denominate rispettivamente " a lapa" e " u vispinu".

martedì 26 dicembre 2006

La via dei presepi







Una passeggiata a Caltavuturo comune delle Madonie per " le vie dei presepi", un itinerario per le vie del paese alla scoperta di bellissimi scorci paesaggistici e di molte chiese, alcune restaurate, un vero viaggio nell'arte, nella fede e nella storia. In ogni chiesa è stato predisposto un presepe diverso dagli altri.
Va detto che le immagini pubblicate rappresentano solo una piccola parte dei presepi visitabili.

lunedì 25 dicembre 2006

Natività


Chiesa Maria S.S. Annunziata - Cappella della grotta
La Sacra Famiglia
gruppo marmoreo del XV - XVI secolo


domenica 24 dicembre 2006

sabato 23 dicembre 2006

Lectura Dantis

Una pagina di cultura, questa sera, nel suggestivo scenario della Chiesa dell'Annunziata, un ottimo Mimmo Minà ha letto alcuni canti della Divina Commedia, le letture sono state presentate dal Prof. Fausto Clemente preside del Liceo scientifico di Termini Imerese.
Al termine della manifestazione il prof. Agostino Moscato ha lanciato la proposta di una sottoscrizione per il recupero della chiesa dell'Annunziata considerata con la sua cupola in maiolica il simbolo di Termini Imerese e attualmente in stato di degrado.

Siena Palermo 1 - 1



Un gruppo di tifosi in Piazza Politeama a Palermo segue insieme a Sasà i rosa-nero sperando nella vittoria che purtroppo non arriverà e dovrà accontentarsi del pareggio

giovedì 21 dicembre 2006

Significato del Natale


il cartocino che vedete riprodotto mi è stato consegnato dai ragazzi dell'Azione cattolica all'uscita della messa due settimane fa, lo avevo conservato perchè credo sintetizzi bene cosa dovrebbe significare il Natale che troppo spesso diventa solo un'occasione commerciale, ho deciso di condividerlo adesso per far si che qualcuno pensi al messaggio in esso contenuto in un periodo di scambio di auguri spesso "vuoti"

Panorama


Termini Imerese
vista dal molo trapezoidale

martedì 19 dicembre 2006

lunedì 18 dicembre 2006

Gabbiani

gabbiani -molo trapezoidale

domenica 17 dicembre 2006

Celebrazioni Maria Immacolata

Termini Imerese

concluse le manifestazioni in onore di Maria Immacolata, il simulacro della Madonna è ritornato nella Chiesa Madre accompagnato come al solito da un numero elevato di fedeli che nonostante la pioggia ha partecipato al pellegrinaggio per le vie della città.
















venerdì 15 dicembre 2006

Termini Imerese

STORIA
Dopo la distruzione di Imera da parte dei Cartaginesi, nel 409 a.C., l’insediamento fu ricostruito due anni dopo (407 a. C.) a 12 km ad ovest del precedente, nel luogo dove oggi sorge Termini Imerese. Il nome allora assunto Thermai Himeraìai (in latino Thermae Himeraeae) è dovuto all’esistenza di sorgenti d’acque calde, ancor oggi utilizzate: le Terme moderne, nella città bassa, occupano lo stesso luogo di quelle romane, delle quali conservano ancora alcuni resti. Secondo una leggenda, esse sarebbero sgorgate ad opere delle Ninfe, che volevano compiacere Atena: in esse si sarebbe bagnato per la prima volta Ercole, dopo la lotta contro Erice (Diodoro, V 3, 4). Le monete di Termini, che sul dritto hanno la testa di Ercole e sul rovescio tre Ninfe, s’ispirano a questo mito.
Secondo Diodoro, la città sarebbe stata fondata dai Cartaginesi, con l’apporto di coloni libici (XIII 79, 8), ma Cicerone afferma che si trattava in realtà di superstiti di Imera (Verrine, II 2, 86): è probabile del resto che le due informazioni non siano contraddittorie, e che nella colonia punica siano successivamente confluiti gli esuli d’Himera. Ciò sembra confermato dal fatto che, quando Dionigi attaccò l’eparchia cartaginese, nel 397 a. C., egli ottenne l’appoggio dei Termitani (Diodoro, XIV 47, 6). Nel 361 a. C., quando la città era sotto il dominio cartaginese, vi nacque Agatocle, il futuro tiranno di Siracusa, figlio di un esule di Reggio (Diodoro, XIX 2, 2 sgg.). Questi farà di Terme una delle sue basi nella lotta contro i Cartaginesi (Diodoro, XX 56, 3).
Nel 260 a. C., nel corso della prima guerra punica, i Romani subirono presso la città una durissima sconfitta ad opera di Amilcare, ma successivamente riuscirono a conquistarla, nel 253. Da allora rimase fedele a Roma, e fu tra quelle soggette a tributo (civitas decumana: Cicerone, Verrine II 2, 90). Dopo la conquista di Cartagine, nel 146 a. C., Scipione Emiliano restituì a Terme le opere d’arte sottratte dai Cartaginesi ad Imera: tra queste era una statua di Stesicoro, che vi aveva soggiornato (Verrine II 2, 86; 4, 73). C’è pervenuta la base di una di queste statue, con parte dell’iscrizione (IG XIV 315). Nel corso delle guerre civili la città parteggiò per Mario (forse in essa vivevano molti di quei commercianti italici che costituivano una parte importante del partito mariano): Pompeo, nell’81 a. C., s’apprestava a punire duramente Terme, quando ne fu distolto dall’intervento del più influente cittadino, Stenio, che, da partigiano di Mario, divenne allora sostenitore ed amico di Pompeo (Plutarco, Vita di Pompeo, 10-11): il che non impedì a Verre di spogliare la casa di Stenio delle sue opere d’arte e d’intentargli un processo (Verrine, II 2, 83-112).
Dopo la guerra con Sesto Pompeo Augusto vi dedusse una colonia: è probabile che questo fatto costituisse una punizione per la città, che, per legami clientelari, aveva abbracciato probabilmente il partito pompeiano. La radicalità dell’operazione risulta dalle numerose iscrizioni latine che ci sono pervenute, e soprattutto dalla presenza massiccia in esse di nomi romani ed italici: il vecchio fondo della popolazione sembra praticamente scomparire all’inizio dell’età imperiale.
La continuità di vita attraverso il Medioevo ha probabilmente permesso la conservazione delle linee fondamentali dell’impianto primitivo. Il Foro corrispondeva probabilmente alla zona dell’attuale piazzale del Duomo (a nord della piazza Vittorio Emanuele), il cardo a via del Belvedere e il decumanus alle vie che conducono dal Duomo a San Giovanni. In un’iscrizione greca, conservata al Museo Civico, si ricorda l’opera di un ginnasiarca, che aveva fatto costruire alcuni edifici (tra i quali forse lo stesso ginnasio) e pavimentare una strada a partire da una porta in direzione del mare (IG, XIV 317).
Resti di edifici furono visti in passato preso il Duomo, e identificati senza motivo con la casa di Stenio: si trattava probabilmente di costruzioni pubbliche annesse al Foro. A quest’ultimo appartiene verosimilmente un grande portico scoperto nel secolo scorso lungo il fianco sinistro del Duomo e la via del Belvedere: trattasi di un edificio allungato (m 130 x 18,40), preceduto da una gradinata con un colonnato ad est ed una serie d’ambienti ad ovest, pavimentati in signino, databile tra il II e il I secolo a. C.
Un altro monumento superstite della città si trova nella Villa Palmieri (o Municipale), subito dopo l’ingresso da porta Palermo, a sinistra. Si tratta di resti di un edificio in opera cementizia, con paramento a blocchetti; falsamente identificato con la curia (ricordata da Cicerone: Verrine, II, 112). Non lontano è l'anfiteatro, uno dei tre conosciuti in Sicilia (oltre a quelli di Siracusa e di Catania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a blocchetti in opera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). La cavea era in parte scavata e in parte costruita: resta una parte dell’ordine inferiore delle arcate, visibile sul alto occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L’anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la deduzione della colonia.
Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l’acquedotto, il più importante e meglio conservato dell’isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde del Monte Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore.
In un primo tempo dovette essere realizzato con un sifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato E partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grand’iscrizione, ora scomparsa: aquae Cornealiae ductus p. XX. L’ultima indicazione (“venti piedi”) corrisponde forse all’area di rispetto ai lati del manufatto.
Più tardi sembra che l’acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine d’arcate (in origine nove nell’inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell’anfiteatro e della curia, e mostra d’appartenere allo stesso progetto edilizio, nel quale non si può identificare quello della colonia augustea.
Nel Museo Civico, installato nell’ex-ospedale dei Fatebenefratelli (in via del Museo Civico, di fronte al Duomo), sono esposti numerosi ed importanti reperti provenienti dalla città e dal suo territorio. Tra questi, otto teste leonine della sima del Tempio della Vittoria a Himera.; due leoni in tufo del Foro; un mosaico con pesci; ritratti imperiali (ritratto giulio-claudio; di Agrippina maggiore; di Domiziano; di una dama traianea; statue togate). Inoltre, la ricchissima collezione epigrafica.
Ad est di Termini, presso la foce del fiume Torto, è un rilievo roccioso (ultima propaggine del Monte Castellaccio) noto col nome di Mura Pregne, che raggiunge i 370 metri d’altezza. Ivi sono visibili cospicui resti di fortificazioni in opera poligonale appartenenti ad un centro antico. Resti d’occupazione a partire dall’età del Ferro (emersi in seguito ad alcuni saggi di scavo) dimostrano che si tratta di un centro indigeno, successivamente ellenizzato al momento della colonizzazione greca d’Himera, che è stato variamente identificato (Hippana, Kronion).
Con la caduta dell'impero romano iniziò un periodo di decadenza della cittadina. Termini fu sede vescovile sino al XII secolo, anche se la serie dei vescovi presenta diverse lacune ed incertezze. Durante il dominio normanno divenne città regia e successivamente entrò a far parte delle città demaniali. Soprattutto dal medio evo e sino agli inizi del XIX secolo fu uno dei maggiori centri di raccolta ed imbarco del grano e di altre derrate che venivano stoccate e sottoposte a dazio in appositi magazzini (Regio Caricatore). La presenza del caricatore fece la fortuna commerciale della cittadina che divenne uno dei maggiori porti siciliani ed ebbe intensi rapporti commerciali con le repubbliche marinare (Contino & Mantia, 1997,1998, 2001 a,b; 2002a,b; 2003, 2004, 2005a,b,c) di Genova, Pisa e Venezia e con i maggiori porti mediterranei (Marsiglia,Barcellona etc.) e nel XVI secolo anche atlantici.

martedì 12 dicembre 2006

Il Mito della Targa Florio




Il mito ha compiuto 100 anni "1906 - 2006"

La gara è stata voluta, creata, finanziata ed organizzata da Vincenzo Florio, un palermitano di ricchissima famiglia affascinato dal nuovo mezzo di locomozione e già noto nell'ambiente per aver partecipato ad alcune competizioni di inizio secolo e per aver istituito, nel 1905, la Coppa Florio (una corsa automobilistica in quel di Brescia).

La Targa Florio si è disputata 61 volte, praticamente senza soluzione di continuità (se si eccettuano gli anni delle due guerre mondiali), dal 1906 al 1977

Teatro della corsa sono sempre state le strade siciliane ed in particolare quelle strette e tortuose che percorrono la catena montuosa delle Madonie

La Targa Florio entrò subito nella leggenda per le enormi difficoltà insite nella durezza del tracciato al punto che, specialmente nei primi anni, anche il solo riuscire a completare la corsa significava compiere un'impresa titanica.

A partire dal 1978 la gara veniva trasformata in Rally e denominata "Rally Targa Florio"., anche se per molti appassionati compreso chi scrive la "Targa" si ferma al 1977.





Oggi la Targa viene ricordata al Museo Vincenzo Florio di Cerda, ubicato negli ex locali del Motel Aurim albergo che ha ospitato i piloti e nei cui garage venivano preparate le famose Alfa Romeo 33 TT 3, il museo è nato e vive grazie alla passione di Antonio Catanzaro (a sx nella foto insieme al Barone Pucci)

domenica 10 dicembre 2006

Benvenuti nel mio blog


una splendida immagine di Termini Imerese come post iniziale

Immagini

Perchè un blog fotografico?
La prima risposta che mi viene in mente, la più banale è che mi piace fotografare...un blog mi consente di condividere le mie foto, quelle che via via metto qui non sono scelte tra le migliaia che ho scattato negli anni ma sono una selezione delle più recenti, scatti della quotidianità ...di ciò che mi colpisce perchè bello, divertente, strano, emozionante...le immagini che raccontano qualcosa, anche silenziosamente e con poche parole.
Augurandomi che vi piacciano le mie foto vi invito a scrivere nel forum i vostri commenti e idee nella sez. gli appunti di Analogic